«Buongiorno tristezza, amica della mia malinconia...
la strada la sai, facciamoci ancor oggi compagnia...»
La tristezza è un'emozione caratterizzata da sentimenti di perdita, disperazione, dolore, impotenza e delusione. È contraria alla gioia e alla felicità. Essa può essere provata in condizioni normali, durante la vita di tutti i giorni, oppure a causa di un evento particolarmente drammatico, come una perdita, un lutto o una scomparsa. È una delle "sei emozioni fondamentali" descritte da Paul Ekman, insieme a felicità, rabbia, sorpresa, paura e disgusto[1].
La tristezza è una emozione fisiologica se limitata a occasioni circoscritte. Quando tale vissuto dovesse perdurare per lunghi periodi (a prescindere dal collegamento con particolari eventi scatenanti), si parla di depressione. La tristezza non è però necessariamente collegata alla depressione; può essere intesa come l'inizio di un male fisico e mentale quale la depressione, ma può essere anche determinata dall'insoddisfazione o dal non aver effettuato o portato avanti nella propria vita scelte e decisioni ritenute significative. Una tristezza perdurante che non ha alla radice traumi psichici ma più in generale un senso di inadeguatezza della propria condizione, è nota come depressione esistenziale.
Il momento della tristezza rappresenta l'incontro tra il desiderio e i suoi limiti propri. Non è l'esterno che in qualche modo delimita il desiderio, bensì questi sono da considerarsi costitutivi del desiderio stesso. Accettare pertanto la propria limitatezza potrebbe aiutare a fronteggiare la tristezza stessa.
Questa emozione è spesso descritta da diversi artisti in relazione al continuo tentativo di superare sé stessi. Molti pittori, poeti, musicisti hanno prodotto le loro migliori opere in momenti di grande tristezza se non di malinconia.
Nel Vangelo di Luca (Luca 22:45) alcuni discepoli dormivano per la tristezza; questo esempio può evidenziare il potere in un certo senso invalidante di tale emozione, che da semplice conseguenza di un particolare evento può divenire causa di impotenza operativa innestando, in questo senso, una condizione ricorsiva (il c.d. "circolo vizioso").