Ulysses S. Grant

Ulysses S. Grant
Ulysses S. Grant

18º Presidente degli Stati Uniti d'America
Durata mandato4 marzo 1869 –
4 marzo 1877
Vice presidenteSchuyler Colfax
Henry Wilson
PredecessoreAndrew Johnson
SuccessoreRutherford B. Hayes

Comandante generale dell'esercito statunitense
Durata mandato9 marzo 1864 –
4 marzo 1869
PredecessoreHenry Halleck
SuccessoreWilliam Tecumseh Sherman

Segretario alla Guerra degli Stati Uniti d'America
(ad interim)
Durata mandato12 agosto 1867 –
14 gennaio 1868
PresidenteAndrew Johnson
PredecessoreEdwin McMasters Stanton
SuccessoreEdwin McMasters Stanton

Dati generali
Partito politicoRepubblicano
Titolo di studioAccademia militare
UniversitàUnited States Military Academy
FirmaFirma di Ulysses S. Grant
Ulysses Simpson Grant
Ulysses Grant con l’uniforme da generale
Soprannome"Sam"
NascitaPoint Pleasant, 27 aprile 1822
MorteWilton, 23 luglio 1885 (63 anni)
Cause della mortecancro alla gola
Luogo di sepolturaGeneral Grant National Memorial, New York
Dati militari
Paese servito Stati Uniti
Unione
Forza armata United States Army
Union Army
Anni di servizio1843 - 1854
1861 - 1869
GradoGenerale dell'esercito
GuerreGuerra messico-statunitense
Guerra di secessione americana
CampagneCampagna di Vicksburg
Assedio di Vicksburg
Campagna di Chattanooga
Campagna terrestre
Assedio di Petersburg
Campagna di Appomattox
BattaglieBattaglia di Fort Henry
Battaglia di Fort Donelson
Battaglia di Shiloh
Battaglia di Spotsylvania Court House
Battaglia di Cold Harbor
Battaglia del Wilderness
Battaglia di Appomattox
Comandante diComandante generale dell'esercito statunitense
Armata del Tennessee
Armata del Potomac
Compagnia F
4º Reggimento di fanteria
21º Reggimento di fanteria dell'Illinois
Distretto del Missouri del Sud-Est
Distretto di Cairo
Divisione militare del Mississippi
Studi militariUnited States Military Academy
PubblicazioniMemorie
Altre carichePresidente degli Stati Uniti d'America
(fonti nel corpo del testo)
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Ulysses Simpson Grant, nato Hiram Ulysses Grant, (Point Pleasant, 27 aprile 1822Wilton, 23 luglio 1885), è stato un generale e politico statunitense.

Fu generale dell'Unione nel corso della guerra di secessione americana, comandante generale dell'esercito statunitense alla sua conclusione; lavorò a stretto contatto con la presidenza di Abraham Lincoln. Dopo l'assassinio di Lincoln, avvenuto il 14-15 aprile 1865, l'incarico di realizzare l'era della ricostruzione lo mise spesso in contrasto con la presidenza di Andrew Johnson, che era succeduto a Lincoln.

Fu scelto dal Partito Repubblicano come candidato alle elezioni presidenziali del 1868, le vinse e divenne il 18º Presidente degli Stati Uniti d'America restando in carica dal 1869 al 1877, essendo stato rieletto nel 1872. Guidò il Partito Repubblicano nel tentativo di eliminare i residui di nazionalismo e di schiavismo negli ex Stati Confederati d'America, di proteggere il diritto alla cittadinanza degli afroamericani e i loro diritti civili, di attuare la ricostruzione del Sud e sostenere la prosperità economica.

Militare di carriera, diplomatosi a 21 anni nella celebre United States Military Academy di West Point, si distinse nella guerra messico-statunitense. Al termine del conflitto sposò Julia Dent e insieme ebbero quattro figli. Ritiratosi in un primo momento dallo United States Army nel 1854, s'impegnò in alterne operazioni commerciali che però non gli consentirono mai di fare fortuna. Allo scoppio della guerra di secessione nel 1861 rientrò in campo e rapidamente salì tutti i gradi dell'esercito; l'anno seguente prese il controllo del Kentucky e della maggior parte del Tennessee e portò le forze unioniste alla vittoria nella battaglia di Shiloh, guadagnandosi la reputazione di comandante intraprendente.

Nel luglio del 1863, dopo una serie coordinata di scontri, guidò le truppe federali in una fondamentale serie di successi nel Teatro Occidentale, culminati con l'assedio di Vicksburg, che concludeva vittoriosamente l'omonima campagna. Assicurato all'Unione il pieno controllo del fiume Mississippi e tagliata in due la Confederazione, Grant si spostò sul Teatro Orientale e dopo le vittorie ottenute nella campagna di Chattanooga alla fine di quello stesso anno il presidente Abraham Lincoln lo nominò luogotenente generale e comandante di tutti gli eserciti dell'Unione nel marzo seguente.

Fronteggiò e sconfisse il temuto generale Lee dopo una serie di sanguinose battaglie terminate con l'assedio di Petersburg, intrappolando l'Armata di Lee e costringendola ad arroccarsi alla difesa di Richmond. Nell'aprile del 1865, in seguito alla battaglia di Appomattox, Lee si arrese, ponendo così fine alla guerra fratricida durata quattro anni. La maggior parte degli storici è concorde nel riconoscere la grandezza del genio militare di Grant, sebbene una minoranza affermi che ottenne vittorie con la forza bruta piuttosto che attraverso una strategia superiore.

Guidò quindi la supervisione militare per la ricostruzione del Sud. Come presidente fece imporre il rispetto della legge sui diritti civili del 1866 e successivamente, dopo le ripetute aggressioni ad afroamericani da parte di bianchi, della legge sui diritti civili del 1871 e quella del 1875; lottò contro la violenza del Ku Klux Klan, da lui fatto sciogliere con la forza nel 1871. Nel 1870 fece ratificare il XV emendamento della Costituzione, dando l'appoggio costituzionale necessario per mettere in pratica il diritto di voto degli afroamericani.

Utilizzò per un breve periodo di tempo anche la forza militare per far rispettare le leggi sul suffragio universale maschile nel Sud e creò il Dipartimento di Giustizia. Sostenne i governi Repubblicani radicali degli Stati del Sud, appoggiati da una base elettorale di neri, di immigrati discesi dal Nord (i carpetbagger) e simpatizzanti bianchi del Sud (scalawag). Nell'arco di otto anni quattordici deputati e due senatori neri furono eletti al Congresso. Al termine della presidenza i conservatori sudisti ripresero però il controllo di tutti gli Stati Uniti meridionali e ciò causò il totale fallimento delle politiche per i diritti civili degli afroamericani.

In politica estera Grant cercò di aumentare il peso commerciale e l'influenza della nazione rimanendo in pace con il resto del mondo; grazie all'aiuto determinante offertogli dal Segretario di Stato Hamilton Fish si distinse per la soluzione, con piena soddisfazione di entrambe le parti, dell'arbitrato internazionale relativo alle rivendicazioni dell'Alabama, con cui gli Stati Uniti riuscirono a ottenere dall'Impero britannico un risarcimento per gli aiuti forniti alla Confederazione durante la guerra civile. Negoziò inoltre una soluzione pacifica, evitando lo scontro aperto, con l'Impero spagnolo dopo l'Affare Virginius, un contenzioso internazionale in cui gli Stati Uniti vennero accusati di favorire il tentativo indipendentista cubano durante la guerra dei dieci anni. Fallì invece il tentativo di Grant di annettere la Repubblica Dominicana, cosa che provocò una profonda frattura tra i Repubblicani.

Sul piano economico Grant implementò un rigoroso sistema aureo e cercò di rafforzare il dollaro. La risposta immediata all'esplosione del "panico del 1873" non riuscì a fermare una grande depressione economico-industriale, che produsse alti tassi di disoccupazione, deflazione e bancarotte; la conseguenza fu il dilagare della corruzione su larga scala nel settore pubblico. Nel 1875 scoppiò lo scandalo del Whiskey Ring, nel quale oltre tre milioni di dollari di tasse furono sottratti al governo federale, il che danneggiò ulteriormente la sua reputazione.

Quando lasciò l'incarico nel 1877, s'imbarcò per un viaggio intorno al mondo di due anni e mezzo che catturò l'attenzione mondiale e suscitò simpatia sia verso di lui sia verso gli Stati Uniti. Nelle elezioni presidenziali del 1880 tentò, senza successo, la corsa per un terzo mandato presidenziale. Subì in seguito cospicue perdite sui suoi investimenti e scrisse le sue memorie, che si rivelarono un importante successo critico e finanziario. Morì di cancro alla gola per la sua abitudine inveterata al sigaro.