Verna Fields, nata Verna Hellman (Saint Louis, 21 marzo 1918 – Los Angeles, 30 novembre 1982), è stata una montatrice statunitense.
Figlia di Sam Hellman, giornalista e sceneggiatore hollywoodiano, dopo la laurea in giornalismo alla University of Southern California comincia a lavorare come assistente al montaggio del suono in film come La donna del ritratto (1944) di Fritz Lang. Nel 1946 sposa il montatore Sam Fields e smette di lavorare[1]. Nel 1954, alla morte del marito, torna a lavorare come montatrice del suono sia in televisione con serie come Furia (1955-1960) che al cinema con Quando la città dorme (1956) di Fritz Lang, El Cid (1961) di Anthony Mann, per il quale vince il Golden Reel Award per il miglior montaggio del suono, Bersagli (1968), esordio nel lungometraggio di fiction del regista Peter Bogdanovich.
Al lavoro sul suono affianca quello sulle immagini a partire dal film Vivi con rabbia (1960) di Irving Lerner. Dalla metà degli anni '60 e per alcuni anni è anche docente di montaggio alla University of Southern California[2]. Nel 1967 lavora a Journey to the Pacific di Gary Goldsmith[3]), un mediometraggio documentario, commissionato dalla United States Information Agency, che documenta il viaggio del presidente Lyndon B. Johnson in alcune nazioni del Pacifico. Come assistente al montaggio, Fields ingaggia George Lucas (suo studente alla University of Southern California) che in quest'occasione conosce Marcia Griffin, apprendista presto Fields[4]. I due si sposeranno nel 1972, e Griffin sarà la co-montatrice della prima trilogia della saga di Guerre Stellari (1977-1983)[5].
Nel 1973 Lucas ottiene dagli Universal Studios che Griffin monti il suo secondo lungometraggio, American Graffiti, solo a patto che Fields sia co-montatrice[6]. Fields collabora poi anche con Peter Bogdanovich e Steven Spielberg, divenendo così responsabile del montaggio di alcune delle opere centrali della Nuova Hollywood, come Paper Moon - Luna di carta (1973) di Peter Bogdanovich.
Nel 1976 ottiene l'Oscar al miglior montaggio per Lo squalo (1975) di Steven Spielberg. Dopo questo film abbandona il mestiere di montatrice e viene assunta dagli Universal Studios come vicepresidente della divisione produzione lungometraggi[7], divenendo così una delle prime donne a ricoprire un incarico di potere nell'industria cinematografica americana[8].
Muore di cancro nel 1982[1].